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L'APPROFONDIMENTO - CORONAVIRUS E SETTORE ALBERGHIERO: FRA CRISI E VOGLIA DI RISCATTO

I dati sono ovviamente in profondo rosso, ma i proprietari delle strutture alberghiere stanno reagendo con forza. Abbiamo dialogato con Annalisa Fracasso, titolare dell’hotel Four Points by Sheraton Padova

La “bomba Coronavirus”, scattata in Italia dalla fine di febbraio, ha colpito duro l’intero Paese. Ma c’è un settore che, forse più di altri, ha pagato gli effetti delle misure restrittive e del timore fra la gente: è l’ambito dell’accoglienza turistica, con in testa gli albergatori. Il mercato si è improvvisamente fermato e anche con la fine del lockdown gli albergatori stanno vedendo i flussi di clienti aumentare molto lentamente.

Basti pensare che in Veneto per i lavoratori del settore alberghiero, nel solo mese di aprile 2020 sono state concesse il triplo delle ore di cassa interazione di tutto il 2013, che per il settore era stato l’anno più duro della crisi economica finanziaria internazionale. Un trend che è continuato anche nei mesi successivi. Secondo i dati di Veneto Lavoro, da aprile 2020 i contratti di lavoro a tempo determinato nel turismo sono diminuiti del 32% rispetto ad aprile 2019 e, fra questi, gli stagionali sono stati i più colpiti (-41%). Una volta terminata la cassa integrazione, dovranno purtroppo attendersi conseguenze anche sui contratti a tempo indeterminato.

Federalberghi, a livello italiano, ha rilevato un vero e proprio tracollo delle presenze negli esercizi ricettivi. A marzo c'è stata una flessione del 92,3% per gli stranieri e dell'85,9% per gli italiani. Ad aprile e maggio il mercato si è completamente fermato (nell'insieme -97,8% e -94,8%). In particolare, hanno latitato gli stranieri (-99% in entrambi i mesi). A giugno la perdita degli italiani ha cominciato a rallentare (-67,2%), mentre le riaperture dei confini all’interno dell’area Schengen non hanno portato stranieri (-93,2%). Tutto questo comporterà nel 2020 la perdita di 295 milioni di presenze (-68,7% rispetto al 2018), con un calo di fatturato del settore ricettivo pari a più di 16,3 miliardi di euro (-69,0%).

Le strutture alberghiere di Padova e provincia stanno comunque cercando di reagire con forza alla crisi. I grandi hotel hanno riaperto praticamente tutti, anche se a ranghi ridotti, e puntano per la ripresa su stringenti norme di sicurezza e sull’ulteriore aumento dei servizi per la clientela.

Per interpretare l’andamento del mercato abbiamo rivolto queste domande ad Annalisa Fracasso, titolare dell’hotel Four Points by Sheraton Padova.

 

Che linee guida di sicurezza e accoglienza state adottando nei confronti della vostra clientela?

Controllo della temperatura all'entrata in hotel, distanziamento guidato con indicazioni tramite apposita segnaletica a terra, informative generali su cartellonistica, dispenser di gel al front office, entrata bar e ristorante, entrata centro congressi, distanziamento tavoli nelle zone bar e ristorante; le camere, una volta utilizzate, vengono lasciate libere per un minimo di 24 ore, arieggiate e ripulite con prodotti specifici.

Annalisa Fracasso

Per quanto riguarda gli utenti business e i frequentatori degli spazi congressuali, che accortezze richiedete?

Rilevazione della temperatura da parte dei nostri addetti, e firma del congressista su apposito foglio in cui l'intervenuto autocertifica di non essere in quarantena né di essere a conoscenza di avere contratto il virus.

 

I legittimi timori della clientela, possono essere superati grazie a comunicazioni ad hoc o campagne illustrative dedicate alla sicurezza?

Non è facile. Le notizie sul Coronavirus, che a volte sui media sono state imprecise, hanno creato un po’ di disorientamento nella clientela. Ora il cumulo di notizie è tanto e tale che se anche noi ci mettessimo a dare informazioni dettagliate, queste stesse informazioni risulterebbero ridondanti e sarebbero magari soggette anche a critiche da parte di certa clientela che vede negli organi istituzionali la prima e più autorevole fonte di aggiornamenti.

 

Le regole sono in continuo cambiamento. Come si orienta una grande struttura come la vostra?

Abbiamo alle nostre spalle un grande brand (del gruppo Marriot, ndr) che ci fornisce aggiornamenti costanti nonché modalità operative ad hoc per il mantenimento della sicurezza dei nostri locali. È anche vero che qualora le regole regionali e locali fossero più restrittive, siamo ovviamente invitati a seguire queste ultime.

 

Che differenze notate nell'approccio al nostro territorio - in epoca di rischio Covid - nelle persone italiane piuttosto che nei visitatori stranieri?

Gli stranieri non sono ancora molti, anche se il numero sta crescendo. Non è facile dare linee guida comuni, dipende molto anche dalla provenienza dei visitatori internazionali, e del loro “coinvolgimento” relativo all’emergenza Covid-19. Ci sono clienti stranieri estremamente rispettosi ed altri che non lo sono per niente. Per quanto riguarda gli italiani, anche qui non si può generalizzare, c'é chi comprende e chi invece si adatta a fatica.

Quale sarà il "segreto" per riportare gli eventi al centro dell'agenda veneta e padovana?

È centrale il ruolo delle istituzioni, anche e soprattutto a livello locale. Per noi operatori è importante avere un supporto dal Comune, sotto forma, magari, di abbassamento di tassa di soggiorno e IMU. Serve anche proporre eventi e mostre per far conoscere meglio il territorio.

Anche le politiche interne alla nostra categoria sono di fondamentale importanza: è essenziale, nella politica dei prezzi mantenere prezzi non troppo differenziati, per quanto possibile, nell'offerta tra partners di categoria simile. Sembra che attualmente l'orientamento a Padova e provincia sia questo, per cui mi sembra stia prevalendo il buon senso. Solo facendo squadra tra operatori, settore pubblico e associazioni di categoria, si potrà riuscire a superare questo momento estremamente critico, che non ha nessun paradigma cui fare riferimento.

 

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